martedì 24 giugno 2008
Barriques e vino barricato
Definire un vino "barricato", al giorno d'oggi è riduttivo, ma ormai è di moda e fa tanto intenditore di vini. Solo chi produce, commercia, vende e degusta ne conosce davvero tutto il significato, per questo mi sono informato. Innanzitutto un dato storico: le barricate della rivoluzione francese si chiamavano così perchè questi "muri" di protezione erano fatti in buona parte da barriques (ovviamente non piene di vino).
Nonostante gli innovativi "chips" (trucioli di legno per avere il vino barricato senza barrique, approvati anche dall'Unione Europea, tranne che per le DOCG) e la microssigenazione "indotta" (aggiunta di ossigeno per velocizzare l'invecchiamento; vedi Michel Rolland in Mondovino), le barriques rimangono il miglior metodo per "ammorbidire" il vino facendo polimezzare i tannini e creando un vino più rotondo, con sentori terziari di vaniglia, cioccolato, tabacco e spezie come pepe e cannella, dovuti anche alla tostatura della barrique.
Il legno più adatto è la quercia francese, meglio se preso dalla secolare foresta di Allier, che viene spaccato (non tagliato) e la resa è bassa. Può essere utilizzato anche legno di rovere americano (bianco; più economico), spagnolo e di Slavonia. Per una buona vinificazione si utilizzano le barriques nuove per soli tre anni (ma c'è chi la utilizza per più tempo) e la tostatura del legno (scaldato all'interno durante la costruzione) può essere più o meno intensa (meglio leggera per preservare gli aromi secondari del vino).
Curiosità: il legno tagliato viene lasciato circa un mese nella foresta, poi fatto stagionare poco lontano, all'aperto, dai 2 ai 5 anni: sole e pioggia aiutano in modo naturale ad avere un legno sano e dal giusto aroma.
Il vino maturato in barrique, a seconda del tempo e della tostatura del legno, sarà unico, con tannini "fini", profumi articolati, persistenti e continuerà ad evolversi anche durante l'affinamento in bottiglia.
Tutto questo procedimento ha un alto costo in termini economici ma anche di tempo e di manodopera, quindi prima di lamentarsi del costo di un determinato vino, occorre tenerlo a mente.
Dati tecnici: la barrique ha una capacità di 225 litri (228 la "borgognona" e 205 nello Champagne) e lo spessore del legno va dai 4 ai 15mm.
(foto da stradadelprimitivo.it)
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4 commenti:
Ottima descrizione di che cosa è una barrique, bisognerebbe che qualche produttore la leggesse e cominciasse ad utilizzarla in modo più consapevole....Un saluto da anselmo
Più o meno hai detto tutto quello che c'era da dire, posso solo aggiungere due cose:
1) in America la tostatura viene effettuata a fiamma viva all'interno della botte, in Europa si utilizza un braciere che, posto a terra al centro del cerchio delimitato dalle doghe, sprigiona fiamme e calore. L'effetto è ovviamente diverso, infatti con il primo procedimento si ha una tostatura molto alta, assai più incisiva di quella delle botti francesi.
2) La barrique non fa miracoli e, quando il vino non ha la struttura e la qualità giusta, spesso lo sovrasta e i tannini gallici vanno ad aggiungersi a quelli del vino creando un effetto assai più astringente.
L'uso della barrique, in Italia, è in molti casi ancora molto sommario, questo anche a causa di una moda dilagante e sbagliata partita negli anni novanta, che vedeva in questi piccoli contenitori chissà quali magici effetti.
In realtà si è dimostrato che non sempre usarla dà risultati migliorativi, che la qualità dell'uva rimane la cosa primaria, che ci sono vitigni che dànno il meglio di sé con altri legni ecc.
Oggi, grazie al fatto che era caduto in disgrazia, si sta tornando a interessarsi al castagno, le cui piante hanno avuto tutto il tempo di crescere e invecchiare al punto giusto per dare legni di ottima qualità.
Di fatto in Italia, almeno con i vitigni rossi più nobili, come nebbiolo, sangiovese grosso (brunello), aglianico, negroamaro, nero d'Avola ecc., le botti di rovere di Slavonia di media grandezza (10-20 qli) si confermano ideali per ottenere vini longevi e ricchi di personalità.
I procedimenti di produzione standardizzati, come l'uso di cloni omologati in vigna, di lieviti selezionati (che a loro volta conferiscono aromi), barriques, concentratori ecc. hanno finito per appiattire le differenze rendendo difficile persino ritrovare i tratti distintivi di ciascun vitigno.
@ Rovino: tu sì che sei un vero inteditore di vino. Grazie per le interessanti puntualizzazioni.
Nice write up. I would only add that a lot of wineries use a variety of barrels to add different characteristics to the wine, like different spices with food.
Ciao,
Jathan
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