lunedì 19 novembre 2007

I vini al ristorante costano troppo


Ammettiamolo, rispetto al costo in enoteca (dove si compra, non dove si beve) o del produttore il prezzo di una bottiglia di vino al ristorante è troppo esoso. La fatica di fare una carta vini, stappare la bottiglia e di lavare un paio di bicchieri è fin troppo remunerata. Il ricarico è poco onesto. Qualche esempio: una bottiglia fino a 5 euro costa mediamente 15. Una da 5 a 15 euro costa il 120% in più, da 20 euro in su costa circa il doppio. Quindi la percentuale del guadagno è inversamente proporzionale al costo della bottiglia in origine, anche perchè esagerare il ricarico sui vini troppo cari potrebbe essere controproducente. Se nel ristorante c'è un sommelier almeno potrete farvi consigliare, bersagliarlo di domande e sapere che parte del costo della bottiglia serve per pagarlo. Credo che il vino sia uno dei guadagni maggiori dei ristoranti e probabilmente il danno maggiore ai vinificatori.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Giocano sul fatto che ci sono talmente tante etichette che pochi riescono a riconoscere la bottiglia supercaricata dalle altre. E poi finisce che in una cena galante per fare il brillante prendi una bottiglia da 30 euro per poi scoprire a casa su internet che sarebbe costata 10 in qualsiasi altro posto ...
Ogni tanto mi capita di sfogliare la carta dei vini in cerca di qualche novità da provare, ma vedendo i prezzi altissimi dei vini che conosco mi passa la voglia di rischiare. Probabilmente il vino è considerato un bene di lusso che si può sfruttare fino all'esagerazione!

Unknown ha detto...

Hai perfettamente ragione. Ed è anche uno dei motivi per i quali il consumo di vino ai ristoranti è calato parecchio. Da notare che il ricarico più alto ce l'hanno sul "vino della casa", cioè sullo sfuso..

Laura ha detto...

...sfuso che di solito è abbastanza fetente: il bianco, dalle nostre parti, è comunemente un vinaccio simil-aceto che chiamiamo affettuosamente "il compressore", dato l'elevato tasso di gas e bolle che contiene.
Il rosso della casa è invece una sciaquatura di botte che molti giurerebbero essere Tavernello sotto mentite spoglie.
L'unica è buttarsi su un Chianti, un Morellino di Scansano o un Sangiovese, che hanno ancora prezzi abbordabili.

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