martedì 29 giugno 2010

In un paese civile

Un senatore condannato in appello per "concorso esterno in associazione mafiosa" in teoria dovrebbe essere espulso dalla politica e dalle istituzioni. Se poi aggiungiamo che Marcello Dell'Utri e' stato il co-fondatore di Forza Italia e grande amico di Berlusconi, uno sprovveduto potrebbe pensare che anche parte della politica, della Fininvest e i grandi affari edilizi come Milano 2 siano nati in uno stretto rapporto con la mafia (anche se la condanna si riferisce ai fatti avvenuti fino al 1992).
E invece c'e' chi gli da' prontamente incondizionata solidarietà: Fabrizio Cicchitto, Daniele Capezzone, Gaetano Quagliarello e pure il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, per dirne alcuni.
Allora sono perplesso e pensieroso. Eppure basterebbe leggere "Ad personam" di Marco Travaglio per capire la storia dell'Italia negli ultimi 20 anni e gli intrecci tra stato e mafia.

6 commenti:

ReAnto ha detto...

...in un paese civile :|

gattonero ha detto...

ReAnto mi ha fregato sul filo: appunto, in un paese civile, qui no. Mai!
Ergo...

ReAnto ha detto...

Prima io!!
;)

Marco Boccaccio ha detto...

aggiungo: civile perché sono civili e informati i cittadini-elettori, che chiedono conto agli eletti di quello che fanno e che hanno fatto.
ma che gli italiani vengano informati c'è sempre meno speranza.
e, ovviamente, non un caso.

monteamaro ha detto...

L'incipit del buon Dante, per commentare l'attuale commedia della politica italiana, sarebbe ancora l'infernale "Perdete ogni speranza..."
Con Cicchitto e Capezzone poi, tutto diventa tombale.

Itsas ha detto...

evitiamo di citare "un paese civile"

perchè facciamo brutta figura

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